Corpo, mente, spirito: il paradigma olistico della conoscenza

L’uomo oltre il corpo, oltre la dimensione terrena, guarda all’infinito. La linea tra l’essere umano e l’eternità è più sottile di quanto si pensi, quasi invisibile.
Al convegno nazionale “Cultura e Spiritualità”, promosso a Taranto come diciassettesimo appuntamento dall’associazione Sopravvivenza e Vita Eterna, la scienza ha usato il linguaggio dell’anima per comunicare i fondamenti di teorie in evoluzione, che rispondono ai “perché” della vita.

Illuminante il principio olistico trasmesso dalla psicologa clinica, ricercatrice e scrittrice Carmen Di Muro: “Ogni essere umano ha un grande potenziale interno, che gli permette di direzionarsi verso ciò che è giusto e lecito per la sua stessa natura, e ciò che invece non lo è – ha sostenuto la professionista -. E questo grande potenziale proviene dai sussulti del proprio spirito, dal suo sentire personale. Siamo esseri incarnati, fusione tra psiche, anima e corpo, che in una danza armoniosa si mescolano e determinano ciò che siamo a livello concreto. L’uomo è un costrutto di energia, un unicum, che può essere compreso a partire dagli attuali progressi della fisica moderna”.

È partito dalla potenzialità dell’uomo, per spiegare le sue teorie, anche l’oncologo torinese Maurizio Grandi. Il direttore del Laboratorio di Ricerca sulla Vita presso la Città del Vaticano, ha affermato che “il nostro corpo parla anche attraverso la malattia” e che dunque “la cura non può che consistere nell’aiutare il malato al recupero della sua unità compromessa dallo stato patologico”. È questa una bella sfida lanciata alla classe medica tradizionale, abituata a ragionare di organi singoli e non di sistema umano. “Il dolore non si dice, si ricorda poco e si comunica a fatica. La medicina lo combatte e la filosofia lo ignora. Rimuovendolo ancor di più dalla morte. Ogni anno – ha puntualizzato Grandi – muoiono 900mila malati oncologici senza terapia del dolore”.

L’umanizzazione della malattia: è questo il chiodo battuto dall’immunologo milanese Cesare Santi. Il neo presidente dell’Associazione Italiana di Omotossicologia e Terapie Integrate ha citato Heidegger, il quale sosteneva che la salute significa “stare nel mondo come a casa”, e che quindi, all’opposto “la malattia equivale al disagio di non sentirsi più nel proprio habitat”. Santi ha circoscritto la salute all’equilibrio del pianeta uomo “e da questo punto di vista l’utilizzo di terapie biologiche come la omotossicologia e la microimmunoterapia fonda il suo presupposto scientifico su una visione dell’uomo in grado di seguire un paziente nel corso della sua malattia rispettando gli equilibri fisiologici dei differenti sistemi e sottosistemi dell’essere vivente”.

La discussione, durante il convegno, ha anche trasmesso principi edificanti sul tema contemporaneo della bioetica. Come metterla in comunicazione con la spiritualità? La chiave è nell’anima, secondo la psicologa Carmen Di Muro: “I vorticosi cambiamenti del campo medico hanno spinto l’uomo ad essere oggetto di sperimentazione incontrollata – dice la studiosa – penso ai trapianti d’organo e alla biogenetica. Poiché non sempre ciò che viene scelta come via del bene porta a tale traguardo, il medico sbaglia a non prendere in considerazione l’essere immateriale dell’uomo, che è l’anima”. L’anima che parla attraverso la sua voce, percettibile tra il visibile e l’invisibile.

Fonte: https://www.scienzaeconoscenza.it/blog/consapevolezza-spiritualita/corpo-mente-spirito-il-paradigma-olistico-della-conoscenza