L’incontro con un’anima amata è sempre predestinato. È scritto nel destino e non avviene mai per puro caso. Ciò che è raro, quindi, non è tanto l’incontro (come si potrebbe credere) quanto il riconoscimento reciproco.
La maggior parte delle scuole di pensiero esoterico sostengono che le anime si reincarnano a gruppi: nelle diverse vite noi incontriamo i nostri vecchi amici e nemici, quegli stessi con cui all’inizio dei tempi abbiamo deciso di condividere il nostro soggiorno sulla terra. Questi “compagni di viaggio” ci aiutano nell’evoluzione ed è attraverso di loro che abbiamo la possibilità di apprendere le lezioni più importanti.
“A ciascuno di voi è riservata una persona speciale. A volte, ve ne sono due o tre o anche quattro. Per ricongiungersi a voi, viaggiano attraverso gli oceani del tempo e gli spazi siderali. Vengono dall’altrove, dal cielo. Il vostro cuore le ha già accolte come parte di sé. Tra voi c’è un legame che attraversa i tempi dei tempi: non sarete mai soli” (Brian Weiss “Molte vite, un solo amore”).
La differenza tra anime gemelle e anime compagne è in realtà difficilissima da definire: alcune scuole di pensiero sostengono che queste ultime – al contrario delle anime gemelle – si ritrovino per svolgere determinati compiti terreni necessari all’evoluzione e che, a questo fine, si aiutino a vicenda. Le anime gemelle, invece, condividerebbero un ideale molto più metafisico e spirituale. È interessante notare, però, che altre attendibili correnti spirituali sono molto più vaghe a questo proposito. Moltissime fonti sostengono che l’anima non ha alcuna polarità femminile o maschile precostituita, poiché il mondo ultraterreno da cui proviene ha come suo principio l’Unità indissolubile: la polarità femminile e maschile è frutto del piano terreno (il piano della dualità) e l’anima sceglie di immergersi in questo principio dualistico solo per fare esperienza sulla Terra.
In realtà, l’anima conterrebbe in sé entrambi i principi, e scopo terreno di ciascun essere umano sarebbe quello di realizzare ciò che gli alchimisti chiamavano “matrimonio alchemico”: ovvero la perfetta fusione interiore del principio maschile e femminile. Non esisterebbe, allora, una perfetta anima gemella per ciascuno di noi, ma molteplici e amatissime anime compagne con cui procedere lungo il difficile cammino terreno, e con le quali condividere gioie e dolori dell’essere umani.
Amori contrastati:
È luogo comune credere che l’incontro tra anime sia sempre caratterizzato da armonia immediata e da sensazioni celestiali. Nei film (e forse nei nostri sogni) le anime gemelle si incontrano in un’atmosfera magica e inattesa: gli sguardi si incrociano e ciascuno si perde nella profondità dell’altro, mentre una musica angelica accompagna l’esperienza di un incontro ineffabile… Nella realtà sembrerebbe non essere così. O, almeno, non sempre. E le ragioni sono diverse.
Per prima cosa, lo stato di confusione in cui viviamo ci impedisce di percepire sensazioni che hanno luogo a un livello sottilissimo: chi entra a contatto con un’anima (già) amata sente sempre nei suoi confronti un senso profondissimo e quasi commovente d’amore, ma raramente ne è cosciente.
Troppo preso da immagini e pensieri mentali un po’ più “terra terra” (per usare un’espressione popolare ma in questo caso molto efficace), il nostro io non riesce a sintonizzarsi su vibrazioni d’amore così pure: è come se chiedessimo al nostro orecchio di percepire una delicatissima musica nel mezzo di un frastuono da discoteca. Come potrebbe? E così, la sensazione c’è, ma viene perduta. Inoltre c’è un motivo più profondo: l’incontro tra anime presuppone sempre l’apprendimento di una grande lezione d’amore. E questo raramente avviene senza dolore, poiché il nostro vecchio io fa resistenza e non vuole imparare
L’anima gemella (o compagna che sia) ha il primario compito di riportare noi a noi stessi, attraverso prove e confronti che da tempo cerchiamo di evitare. Se si perde la strada, arrivare alla meta diventa più lungo e difficile: la nostra anima gemella è lì per indicarci il cammino, ma soprattutto per mostrarci dove abbiamo preso un sentiero sbagliato. Poiché l’anima sa (e sa sempre!), quando due anime amate si incontrano, entrambi hanno consapevolezza che il loro avvicinarsi porterà alla luce ferite nascoste e spesso dolorosissime che hanno bisogno di essere curate. Quindi, al contrario di quel che si pensa, la reazione dell’io potrebbe essere non solo quella di voler fuggire di fronte a una così grande prova, ma di fare resistenza, anche per un lungo periodo dell’esistenza condivisa insieme.
Moltissimi e profondi amori tra anime sono contrastati e difficili: entrambi stanno re-imparando ad amare e questo, come spesso accade, implica la messa in discussione totale della propria vita e del proprio essere, anche a costo di sconvolgere totalmente l’apparente tranquillità finora vissuta. Quando però le due anime entrano in risonanza, l’amore e il rapporto che si sviluppa tra di loro è al di là delle parole: chi lo ha vissuto, sostiene di aver provato un senso di fusione e di amore così assoluti da non essere paragonabile a nulla di terreno, e che solo a descriverlo perde di senso e magia…
Relazioni karmiche:
C’è infine un’ultima tipologia di relazioni tra anime: quella che avviene tra anime che hanno un karma da bilanciare. Secondo la “legge del karma”, come già accennato, ogni azione “negativa” compiuta nei confronti di altri esseri umani ha bisogno di venire in qualche modo saldata in una vita successiva. Così, le anime che hanno un conto in sospeso, finiscono prima o poi per ritrovarsi insieme. In questo caso, non si sono necessariamente accompagnate e amate anche in molte altre vite precedenti (a volte ne basta una sola): si ritrovano e basta, e tra di loro può nascere una storia d’amore che ha come fine il saldo di un antico debito. Questo tipo di relazione è molto comune e si riconosce perché, una volta conclusasi la storia, del sentimento originario non resta un granché.
Si tratta spesso si storie che apportano un certo grado di sofferenza, poiché il dolore inflitto da un’anima in un tempo lontano, viene da questa subito nella vita attuale. Non si tratta di una punizione, come potrebbe sembrare, ma di una dura scuola di apprendimento: soltanto provando quello stesso dolore, l’anima prende coscienza di ciò che significhi soffrire e, quindi, di quanto crudele sia arrecare sofferenza. E questa, come ogni altra lezione, può essere appresa o rifiutata: le relazioni karmiche (come tutte le relazioni importanti) non ci insegnano qualcosa, ma ci danno semplicemente l’opportunità di apprendere. Sappiamo bene che la sofferenza può renderci più duri o più compassionevoli: come e se apprenderemo la lezione starà a noi. Se l’anima si rifiuta di imparare, verrà rimandata ad altro esame: ancora una volta, l’affrontarlo sarà inevitabile; il suo esito, invece, sarà nelle nostre mani.
Un incontro scritto nel destino:
Non c’è dubbio: l’incontro con un’anima amata è sempre predestinato. È scritto nel destino così come nelle stelle e non avviene mai per pura casualità. Ciò che è raro non è tanto l’incontro (come si potrebbe credere) quanto il riconoscimento reciproco e la capacità di vivere questa esperienza serenamente. Che cosa ci impedisce di riconoscerci? Noi stessi. Le nostre paure. E soprattutto ciò che di noi rifiutiamo. Ecco perché il viaggio alla ricerca dell’altro è soprattutto un viaggio alla ricerca di noi stessi, al recupero di quelle parti di noi meno amate che ci rendono difficile vivere pienamente una qualsiasi esperienza d’amore.
Come dicono i coniugi Hendrix nel loro bellissimo libro “Conscious loving” (“Amore consapevole”, purtroppo non ancora edito in Italia): “L’amore ha una forza potentissima. Se non sappiamo come usare questa forza, cadiamo facilmente vittima delle sue potentissime distorsioni dolorose. È la resistenza all’amore che causa problemi, non l’amore in sé. L’amore ha una luce fortissima e quando ci investe illumina anche le nostre parti oscure. Porta in superficie aspetti di noi che stiamo disperatamente cercando di tenere nascosti. Quando questi emergono nell’incontro e nel rapporto, spesso alziamo delle barriere ed accusiamo l’altro e l’amore di essere causa dei nostri mali”.
Non c’è bisogno di credere al concetto di anime gemelle o compagne per lavorare su noi stessi: tutte le psicoterapie di contatto (terapie che aiutano l’individuo a relazionarsi con gli altri) portano avanti gli identici concetti di accettazione amorevole di sé. Come sostiene la psicoterapia della Gestalt: “Il paradosso del cambiamento è che per poter cambiare bisogna prima accettarsi per come si è”. Se noi per primi rifiutiamo noi stessi, come possiamo pensare che gli altri ci accetteranno? In realtà, quei modi di essere (apparentemente) sbagliati stanno tentando di portare un equilibrio nella nostra vita; forse stanno lì per difenderci, o per renderci meno vulnerabili, o per farci funzionare bene nella società e, per quanto incredibile possa sembrare, stanno cercando di aiutarci.
Nel tentativo di colmare un nostro bisogno, vengono però attuate dinamiche che non sono quelle giuste, e che spesso ci arrecano dolore o frustrazione impedendoci di dare e ricevere amore. Accettare quei modi di essere vuol dire, allora, porsi in ascolto di noi stessi ed entrare in contatto con il bisogno che ne è alla base. Ascoltandoci possiamo capire quale bisogno stiamo cercando di colmare e ci predisponiamo a trovare un modo nuovo per soddisfarlo. È importante allora ricordare che ogni atto d’ascolto è prima di tutto un atto d’amore. Soltanto imparando ad ascoltare noi stessi e a conoscerci possiamo veramente ascoltare l’altro e ri-conoscerlo. Ogni atto d’amore rivolto a noi stessi è un atto d’amore che facciamo all’altro. È qui che iniziamo ad incontrarlo prima ancora di averlo incontrato davvero.
Anime riunite per un compito d’amore:
Cosa succede quando due anime si riuniscono e realizzano il proprio amore? La risposta è quasi sempre la stessa: finiscono molto spesso per condividere un “compito d’amore” proiettato al di là della propria individualità e che si espande su tutti gli esseri umani.
In altre parole, l’esperienza dell’amore totale che avviene tra due anime non è mai frutto del caso: prima di riconoscere l’altro, l’anima ha percorso un lungo cammino in cui si è riconosciuta, imparando ad amare sé stessa; ha confrontato le proprie paure, le proprie debolezze e ha imparato ad accogliersi e a nutrirsi come una madre farebbe con il proprio bambino. In questo contatto di amore profondo con sé stessa, l’anima ha aperto le porte a un tipo di amore condivisibile solo con chi ha raggiunto un’identica consapevolezza e un identico senso d’amore per sé e per gli altri. Se due anime sono in grado di fare esperienza l’una dell’altra, è perché hanno lavorato individualmente e con la stessa intensità verso la conoscenza e la sperimentazione dell’amore: quando il loro amore si fonde, dà vita a un amore più grande che si manifesta intorno coinvolgendo il mondo circostante.
Si dice che le anime riunite vibrino con la stessa intensità e, se il tutto viene vissuto con consapevolezza da entrambe, questo le porta a dedicare la loro vita al servizio della società e dell’umanità. Maggiore è l’amore condiviso, maggiore sarà il compito sociale che esse si porranno. Ai livelli di più alta consapevolezza, poiché entrambe conoscono e sperimentano un amore infinito, vengono spesso scelti ruoli sociali che permettano loro di infondere negli altri non solo il proprio amore, ma anche e soprattutto la certezza che quell’amore che tutti cercano disperatamente esiste, e può essere raggiunto da ogni essere umano.
Articolo pubblicato su www.fisicaquantistica.it per gentile concessione dell’autrice
Articolo di Alessia Giovannini
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