L’intelligenza del cuore

L'intelligenza del cuore

Nella vita più dell’essere stupidi o intelligenti conta l’essere sensibili o meno sensibili. E’ questo il vero intelletto, l’essere consapevoli di ciò che il mondo sta vivendo, ma senza discostarsi dai vissuti a cui esso sta andando incontro, migliorando così la “relazione” tra noi e l’universo.

Se è vero che per esistere occorre amarsi, che amare vuol dire essere presenti a se stessi e di conseguenza anche agli altri esseri viventi, allora l’intelligenza non potrà mai sostituire la vera saggezza che è riposta nel cuore, da quell’esperienza “centrale” che ha vissuto e memorizzato a livello energetico, ancor prima che strutturale, proprio grazie all’impatto dell’anima rispetto alla materia; una lotta antica che riporta il potere alla coscienza, non più succube dell’istinto di sopravvivenza, della potentissima energia “sessuale” prepotente, seduttiva e aggressiva che spinge l’uomo verso il classico modello, definiamolo “animale”.

Non a caso il cuore si trova al centro tra “cielo” e “terra”; quindi qual’è il vero intelletto, se non l’intelligenza in senso spirituale e quindi in forma d’essenza?
Se andassimo nel settore mentale qual’è la vera porta d’accesso all’intelletto superiore se non quella posta al centro del cervello, ovvero nella ghiandola pineale?
Allora è proprio vero che la verità sta sempre e comunque nel mezzo.
L’efficacia del risveglio alchemico consiste sopratutto nell’aver raccolto tutte quelle esperienze che hanno, di vita in vita, raffinato la violenza in tutti i suoi settori, fino alla sua totale dissoluzione a favore di nuovi principi legati più a quel contesto che qualcuno ha definito “Dharma”. In termini semplicistici il Dharma rappresenterebbe ciò che sta subito dopo il Karma, ovvero nella trasmutazione dell’anima da un contesto reale, legato ad esperienze dolorose, sia inferte che subite, ad un contesto esistenziale improntato sulla ricerca del sè rispetto al mondo circostante e ai veri valori della coscienza, quei valori che hanno il potere di disperdere le asperità della vita tramutandole in spunti creativi fondati su un principio universale di compassione e quindi di compartecipazione o “presenza” rispetto al tutto.

Questa apertura, questo amore per se stessi, se così vogliamo definirlo, di tipo superiore, che affaccia le sue vedute verso un promontorio nuovo e ricco di “rivelazioni” ancestrali… logoiche, che riportano l’anima verso un “tunnell” che consente una passaggio o se vogliamo, una comunicazione, più efficace e forse, anche ad un rilascio di questo dominio fisico/astrale a favore di un nuovo dominio dimensionale, del tutto diverso come quello relativo all’ascensione dell’anima, che in un contesto scientifico come quello del carbonio 7, parrebbe consistere semplicemente nella trasmutazione dell’anima rispetto all’elemento Carbonio 12 (6 neutroni, 6 protoni, 6 elettroni= 666), verso la formula atomica 166.

In buona sostanza, il cuore come ogni altro aspetto “centrale” ha in sè la forma d’equilibrio in cui l’energia animica attinge a piene mani, forte di essere risanata e non più divisa né trattenuta da “principi” pesanti come quelli della materialità e dell’egoismo. Così come per il livello psichico che vuole la pineale come centro dell’intelligenza mentale, in un piano più basso come quello sessuale, la riunificazione delle parti in gioco, come per il sesso alchemico, può tendere ancor di più l’anima verso quella porta che conduce ad un’esperienza si tipo superiore.

di Gabriele Sortino

Fonte: www.gabrielesortino.blogspot.it